Moleskin
lunedì 25 maggio 2009
“Una copertina che non passa inosservata ed un titolo che evoca un passato lontano fatto di dedizione e attesa: Penelope, il secondo album dei Moleskin, si è fatto aspettare cinque anni, ma in questo lungo periodo la band umbra ha incubato dieci canzoni preziose, cesellate con cura, a ricordare che la ricercatezza di testi e suoni, pur togliendo immediatezza, regala profondità e potenza emozionale. Una forza che, rivolta all'interno, quasi trascina l'ascoltatore nei microcosmi ricreati dal gruppo, in un flusso particolarissimo di pensieri arricchito da immagini a loro volta inusuali legate a colori, sensazioni – anche tattili – e forme.
In un album come questo sono le liriche ad imporsi in modo decisivo, mentre la musica si presta a sostenere e valorizzare al meglio le parole, spesso sottolineandone l'impatto emotivo come fa il violoncello di Rodolfo Pambianco nell’iniziale Comincio a rendermi conto, forse la traccia più facile da assimilare tra le dieci. Ma è ai quattro pezzi centrali (Amo le persone che, Volti, Leggero e Come se) che i Moleskin ottengono gli esiti migliori, affidando alle chitarre il compito di colmare la cripticità dei versi asciutti, quasi fossero frammenti poetici a galleggiare in pattern sonori.
Nella parte finale del disco spiccano invece Voglio muovermi, con una lirica dolcissima che riesce però a non essere smielata («e non togliermi mai l'illusione d'essere più piccolo di te») e Se fosse, il brano che conclude l'album e conferma l'originalità e allo stesso tempo la compattezza sonora (lodi a Paolo Benvegnù per la produzione) dei Moleskin e in particolare del loro cantante Marco Mencarelli. Un gruppo con una vera e propria poetica, merce rara da trovare in giro di questi tempi.
Daniela Giordani - L’ISOLA CHE NON C’ERA
“Molto probabilmente la consorte di Ulisse si rispecchierebbe volentieri in questo viaggio trasognato ma lucido del quintetto umbro. Attese vent’anni tessendo e disfacendo la medesima tela aspettando il suo ritorno. Beh, qui l’attesa e il sogno di qualcosa che risvegli e sorprenda domain è tema portante. I testi sembrano parlare chiaro: si pensi a In Luce, a Voglio muovermi e infondo a tutto il secondo album dei Moleskin.
Penelope è un disco completo, decisamente omogeneo e coerente dall’inizio alla fine ma molto introverso. Non ci si aspettino ritornelloni orecchiabili o bpm radiofonici ma una malinconia latente che permea le dieci tracce in causa,giacchè attesa e sospensione sono proprio gli ingredienti che affascinano. Un disco da ascoltare e riascoltare lasciandosi avvolgere e coinvolgere per coglierne l’animo amabilmente intimo che viene regalato al fruitore. A che servirebbe aggiungere che la produzione artistica è di Paolo Benvegnù?”
Barbara Santi - RUMORE